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Niente più bavagli!

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domenica 18 aprile 2010

ILVA: LORENZO SEMERARO SCRIVE AI GIORNALI.


Gent.mo Direttore,
leggo il suo giornale e apprendo che il comitato somministrati Ilva rivolge al Presidente Vendola un appello disperato perché possa intervenire al più presto in aiuto dei 700 lavoratori che Riva e sindacati, in concorso tra loro, hanno umiliato e offeso negli ultimi anni.
Si tratta di 700 persone che l’azienda ha sfruttato attraverso la legge 30 per garantirsi maggior profitto con minor spesa e, soprattutto, per continuare ad esercitare, attraverso i suoi “soldati” (fiduciari, responsabili del personale,capireparto e altri capetti) quel potere incontrastato che le permette di annullare il diritto e di violentare liberamente le coscienze.
Gli sforzi sin qui compiuti dal comitato somministrati non hanno portato ad alcun risultato, colpa della politica e delle deboli prese di posizione da parte di coloro che, pur avendo i mezzi per risolvere il problema, sembra vogliano continuare in un ossequioso e subdolo rispetto del potere economico e del ricatto che l’Ilva esercita sul territorio, ormai colonia dei Riva.
Dal loro canto i “tre moschettieri” di FIM-FIOM e UILM avendo giurato fedeltà al RE dell’acciaio al suo arrivo, dopo essersi sottomessi al suo volere in cambio della dignità della categoria e della stessa popolazione, oggi, pur volendo ritornare a manifestare altre intenzioni, non troverebbero la forza per imporre il riconoscimento del sacrosanto diritto di quei lavoratori.
E’ una cruda realtà, me ne rendo conto, ma con quale criterio si chiede a quei ragazzi di continuare ad aspettare una conclusione delle trattative che passano da un tavolo all’altro da tanto tempo…si consideri, inoltre, che i dipendenti stabilizzati dell’Ilva attendono da 28 mesi la firma del contratto integrativo.
I lavoratori e le loro famiglie, hanno bisogno di mangiare tutti i giorni, mentre il tempo passa e la speranza si affievolisce per i precari.
Le vertenze sindacali, i ripetuti incontri, gli interventi di autorevoli uomini politici, sin qui non hanno prodotto che altra umiliazione, pertanto, non resterebbe che agire in modo tale da costringere l’Ilva a fare un passo indietro sulle sue posizioni e a stabilizzare subito i 700. Bisogna intervenire drasticamente, presentare finalmente il conto alla famiglia Riva.
Non è possibile né degno per una società civile che si venga in casa nostra a spadroneggiare, avvelenare l’ambiente in cui viviamo, produrre ogni malattia e seminare morte impunemente. Per giunta, dopo aver battuto ogni record di produzione negli anni ed aver fatturato l’impensabile con il lavoro degli operai, si può permettere a costoro di continuare anche a snobbare il bisogno e il diritto di portare a casa un pezzo di pane?
A quei lavoratori somministrati rivolgerei l’invito a scrollarsi delle sirene degli oratori e di rivolgersi alla magistratura per chiedere e far valere i propri diritti.
D’altro canto, è evidente che sia stata ampiamente violata la legge, sia in materia di sicurezza sul lavoro, per aver utilizzato personale con scarsa informazione e formazione sulla prevenzione, sia perché ad essi, in realtà, non venivano riconosciuti il diritto alla malattia, tramutato in ferie per il timore dei lavoratori, di vedersi a termine contratto , fuori dal circuito lavorativo per sempre.
Ma questa è vecchia prassi.
Un sistema già sperimentato in passato con i contratti di formazione lavoro: “se ti ammalavi utilizzavi le ferie oppure potevi dire addio alla stabilizzazione..”.
In bocca al lupo ragazzi.

Lorenzo Semeraro-ex RSU-ILVA-TA-Presidente di LIBERA ASSOCIAZIONE METALMECCANICI


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