Il Riesame ha annullato i due decreti di sequestro dei computer di Gioacchino Genchi, l’ex consulente di De Magistris indagato a Roma e perquisito dal Ros per abuso d’ufficio, accesso illegale a sistema informatico, violazione del segreto di Stato e dell’immunità parlamentare. Crolla così miseramente l’iniziativa dei procuratori aggiunti Nello Rossi e Achille Toro, che aveva portato al linciaggio di Genchi (Gasparri ne aveva addirittura chiesto l’arresto).
Le motivazioni non sono ancora note.
Ma l’avvocato Fabio Repici ha dimostrato che i reati contestati sono puro dadaismo giudiziario.
Accesso abusivo all’Agenzia dell’Entrate: non era abusivo perché autorizzato da vari pm. Acquisizione di tabulati “riconducibili a parlamentari” senza il permesso del Parlamento: per sapere che un telefono è riconducibile a Tizio o Caio, bisogna acquisirlo.
E ad acquisirlo non è il consulente, ma il pm.
E l’autorizzazione delle Camere è richiesta per usare i tabulati nel processo, non nelle indagini.
E i tabulati non erano riconducibili a parlamentari: quello di Mastella era intestato alla Camera e al Dap, quello di Minniti a un tizio di Treviso, quello di Pisanu a tale Stefania I., quello di Loiero non era coperto da immunità perchè Loiero non era parlamentare.
Quanto a quelli dei servizi segreti, non sono coperti da alcun segreto.
In ogni caso non si vede che c’entri la Procura di Roma con un signore che vive e opera a Palermo.
Si spera che il Riesame chiuda l’ennesima pagina nera della giustizia italiana sul caso Catanzaro.
E che qualcuno, magari, torni a occuparsi del caso Catanzaro.
Zorro, L'Unità, 11 aprile 2009.
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