IL SILENZIO APPARTIENE AI DISONESTI

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Niente più bavagli!

Niente più bavagli!
“Chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa. Chi parla e cammina a testa alta muore una volta sola”. (Giovanni Falcone)

Un' Altra Voce per PALAGIANO e non SOLO's Fan Box

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lunedì 26 aprile 2010

PALAGIANO: TORNA IN SCENA LA COMMEDIA "RESSA SUONA SEMPRE 2 VOLTE"



Vorremmo dire molto, ma sarebbero parole già scritte, già lette, già ascoltate.
Per mantenere il conto di quanti palagianesi sono stati assessori nella attuale giunta, il Consiglio Nazionale delle Ricerche sta sperimentando una nuova formula algebrica, ma i ricercatori non ne vengono a capo.
Intanto eccoli "riaccasati" quelli che erano usciti di scena.
Tutti allegramente insieme nella nuova "Cascina Vianello", con tanto di scuse al compianto Raimondo.
Il pudore politico appartiene a pochi!
Per questo preferiamo, per ora (solo per qualche ora), il silenzio... proprio come si fa quando si dichiara un "lutto cittadino".
Il fantasma di una giunta morta sul nascere, riporta a galla zombie che già avevano avuto occasione di far accapponare la pelle.
Tra i tanti c'è solo un nome nuovo... dietro il quale si cela comunque uno spettro della ricorrente specie apula "dimm a cì sì figghj, ca t' dìk a cì appartìin".




domenica 25 aprile 2010

INQUINAMENTO E BAMBINI: GIA' IL 22/04 SI RIBADIVA IL CONCETTO AD UN CONGRESSO A NAPOLI


SALUTE: PEDIATRI DEL CENTRO-SUD, BAMBINI MALATI DI RIFIUTI

(ASCA) - Roma, 22 apr - Occuparsi dell'emergenza rifiuti per prevenire le conseguenze sulla salute dei bambini. I pediatri del Mezzogiorno richiamano l'attenzione sui bambini che vivono in prossimita' delle discariche e agli inceneritori, bambini su cui si accumulano nuovi fattori di rischio per la salute ancora troppo spesso sottovalutati o ignorati. Al Congresso ''Gli Argonauti XI'' dell'Associazione Culturale Pediatri (ACP) del Centro Sud, in corso al Complesso dei SS Marcellino e Festo di Napoli, oggi Anna Maria Moschetti, pediatra di famiglia ACP di Palagiano (Taranto), e Raffaele Cioffi, Dipartimento di Ingegneria dei Materiali dell'Universita' Parthenope di Napoli, parlano di ''Bonifica dei siti contaminati e trattamento dei rifiuti'' a partire dalla situazione critica della Campania.
In Italia - sottolineano i pediatri - esiste un elevato numero di siti contaminati da sottoporre ad operazioni di bonifica, considerando l'enorme quantita' di rifiuti speciali, pericolosi e non, smaltiti legalmente o illegalmente sul territorio. Si stima, infatti, che la sola gestione illegale di rifiuti determini un giro di affari prossimo a 20 miliardi di euro all'anno. In particolare, nella sola Regione Campania i rifiuti speciali smaltiti illegalmente superano i 14 milioni di tonnellate annui. A questi si aggiungono circa 8.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani prodotti giornalmente e le enormi quantita' stoccate sotto forma di ''eco balle''.
''Il problema - spiegano Anna Maria Moschetti e Raffaele Cioffi - e' che discariche e inceneritori per le sostanze tossiche rilasciate nell'ambiente sono le pratiche di trattamento dei rifiuti piu' rischiose per la salute delle popolazioni esposte. I rischi per la salute dovuti all'inquinamento ambientale sono maggiori per le popolazioni piu' vulnerabili, primi tra tutti i bambini''.
Solo controllando le alterazioni dell'ambiente si possono evitare le malattie da inquinamento: la salvaguardia della salute deve passare attraverso la salvaguardia dell'ambiente.
Moschetti chiede dunque che ''le autorita' politiche mettano in atto ogni sforzo possibile per favorire la riduzione della produzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti''.
All'interno dell'ACP si e' formato un gruppo di lavoro denominato ''Pediatri per un mondo possibile'', attivamene impegnato sul tema del rapporto fra ambiente e salute del bambino.

giovedì 22 aprile 2010

TARANTO SI MOBILITA CONTRO IL MOSTRO ILVA


COMUNICATO STAMPA

Altamarea convocherà un'assemblea cittadina per preparare una grande manifestazione popolare davanti al Municipio di Taranto.
Una marea umana sarà la risposta di questa città al superamento del valore di legge per uno dei più potenti cancerogeni che avvelena l’aria di Taranto: il benzo(a)pirene.
La manifestazione di fronte al Municipio chiederà un’ordinanza del Sindaco.
La vecchia cokeria dell’Ilva va rottamata!
La cokeria Ilva non può più essere autorizzata nell’Autorizzazione Integrata Ambientale.
E il sindaco lo deve comunicare al Ministero dell’Ambiente.
Quella cokeria avvelena l'aria che respiriamo.
Non comprendiamo perché si rottamino le automobili inquinanti e poi si debbano respirare le emissioni cancerogene di una vecchia cokeria superinquinante.
Le centraline del quartiere Tamburi di Taranto registrano da anni ormai un costante superamento del valore di legge:

1) Tale inquinante altamente cancerogeno si trova in concentrazione altissima quando il vento soffia dall'area industriale verso il quartiere Tamburi. L’Arpa ha rilevato valori di 3,88 nanogrammi a metro cubo nel febbraio 2009 (il valore obiettivo è di 1).
Quando invece il vento soffia dal quartiere Tamburi verso l'area industriale l'inquinamento da benzo(a)pirene scende a 0,04 nanogrammi a metro cubo (uno dei valori più bassi registrati in Italia dalle Arpa Regionali fra il 2008 e il 2009).

2) E’ quindi chiarissima la provenienza industriale del benzo(a)pirene.
E' del tutto evidente che l'inquinamento da traffico non è il fattore che determina il superamento del valore di legge.

Il benzo(a)pirene proviene massivamente dall'area industriale.
A questo punto ci rivolgiamo al Sindaco, massimo responsabile della salute pubblica.
Non si può più tollerare che i bambini del quartiere Tamburi siano costretti a respirare cancerogeni per un equivalente di oltre mille sigarette anno.
Occorre un'azione drastica a tutela della salute pubblica.
Altamarea chiede al Sindaco un'azione decisa non più procrastinabile di fronte all’inquinamento della cokeria dell’Ilva di Taranto.
Tale cokeria è ancora più grande di quella chiusa a Genova per l'eccessivo impatto sulla salute degli abitanti del quartiere dei Cornigliano.
Tanti cittadini hanno espresso in questi giorni sulla pagina Facebook del sindaco la loro richiesta: subito un'ordinanza sulla cokeria.
La nostra mobilitazione aumenterà nei prossimi giorni.
Passerà da Facebook alle strade.
Diventerà una marea umana davanti al Municipio.
Altamarea fa appello a tutte le forze sociali e democratiche, a tutte le associazioni e i movimenti della città perché questa mobilitazione divenga l’espressione inarrestabile della volontà popolare.
Altamarea chiede tre cose al Sindaco:
1) un'ordinanza sulla cokeria e l'immediata installazione di sistemi di rilevazione perimetrale degli inquinanti attorno alla cokeria, in particolare analizzatori in continuo degli idrocarburi policiclici aromatici; tale sistema di monitoraggio deve avvenire immediatamente a cura e spese dell’Ilva, con la supervisione dell’Arpa Puglia;
2) l’installazione anche attorno all’Eni e alla Cementir di un analogo sistema di rilevazione a cura e spese delle aziende, sotto il controllo di Arpa Puglia, al fine di quantificarne le emissioni di il benzo(a)pirene e di definire la quota di tale inquinante emessa da ogni fonte; tale richiesta era stata fatta al Sindaco già nel 2009;
3) il risarcimento a carico dell'Ilva dei danni causati (processo parchi minerali, con condanna definitiva); su questo il sindaco non può più aspettare; aveva chiesto nel 2009 un parere al suo ufficio legale; il termine per l'azione risarcitoria scade a settembre di quest'anno.
Il tempo dei rinvii e delle attese è finito.

Altamarea torna in piazza.
Altamarea


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domenica 18 aprile 2010

ILVA: LORENZO SEMERARO SCRIVE AI GIORNALI.


Gent.mo Direttore,
leggo il suo giornale e apprendo che il comitato somministrati Ilva rivolge al Presidente Vendola un appello disperato perché possa intervenire al più presto in aiuto dei 700 lavoratori che Riva e sindacati, in concorso tra loro, hanno umiliato e offeso negli ultimi anni.
Si tratta di 700 persone che l’azienda ha sfruttato attraverso la legge 30 per garantirsi maggior profitto con minor spesa e, soprattutto, per continuare ad esercitare, attraverso i suoi “soldati” (fiduciari, responsabili del personale,capireparto e altri capetti) quel potere incontrastato che le permette di annullare il diritto e di violentare liberamente le coscienze.
Gli sforzi sin qui compiuti dal comitato somministrati non hanno portato ad alcun risultato, colpa della politica e delle deboli prese di posizione da parte di coloro che, pur avendo i mezzi per risolvere il problema, sembra vogliano continuare in un ossequioso e subdolo rispetto del potere economico e del ricatto che l’Ilva esercita sul territorio, ormai colonia dei Riva.
Dal loro canto i “tre moschettieri” di FIM-FIOM e UILM avendo giurato fedeltà al RE dell’acciaio al suo arrivo, dopo essersi sottomessi al suo volere in cambio della dignità della categoria e della stessa popolazione, oggi, pur volendo ritornare a manifestare altre intenzioni, non troverebbero la forza per imporre il riconoscimento del sacrosanto diritto di quei lavoratori.
E’ una cruda realtà, me ne rendo conto, ma con quale criterio si chiede a quei ragazzi di continuare ad aspettare una conclusione delle trattative che passano da un tavolo all’altro da tanto tempo…si consideri, inoltre, che i dipendenti stabilizzati dell’Ilva attendono da 28 mesi la firma del contratto integrativo.
I lavoratori e le loro famiglie, hanno bisogno di mangiare tutti i giorni, mentre il tempo passa e la speranza si affievolisce per i precari.
Le vertenze sindacali, i ripetuti incontri, gli interventi di autorevoli uomini politici, sin qui non hanno prodotto che altra umiliazione, pertanto, non resterebbe che agire in modo tale da costringere l’Ilva a fare un passo indietro sulle sue posizioni e a stabilizzare subito i 700. Bisogna intervenire drasticamente, presentare finalmente il conto alla famiglia Riva.
Non è possibile né degno per una società civile che si venga in casa nostra a spadroneggiare, avvelenare l’ambiente in cui viviamo, produrre ogni malattia e seminare morte impunemente. Per giunta, dopo aver battuto ogni record di produzione negli anni ed aver fatturato l’impensabile con il lavoro degli operai, si può permettere a costoro di continuare anche a snobbare il bisogno e il diritto di portare a casa un pezzo di pane?
A quei lavoratori somministrati rivolgerei l’invito a scrollarsi delle sirene degli oratori e di rivolgersi alla magistratura per chiedere e far valere i propri diritti.
D’altro canto, è evidente che sia stata ampiamente violata la legge, sia in materia di sicurezza sul lavoro, per aver utilizzato personale con scarsa informazione e formazione sulla prevenzione, sia perché ad essi, in realtà, non venivano riconosciuti il diritto alla malattia, tramutato in ferie per il timore dei lavoratori, di vedersi a termine contratto , fuori dal circuito lavorativo per sempre.
Ma questa è vecchia prassi.
Un sistema già sperimentato in passato con i contratti di formazione lavoro: “se ti ammalavi utilizzavi le ferie oppure potevi dire addio alla stabilizzazione..”.
In bocca al lupo ragazzi.

Lorenzo Semeraro-ex RSU-ILVA-TA-Presidente di LIBERA ASSOCIAZIONE METALMECCANICI


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lunedì 12 aprile 2010

ITALIANO COGLIONE PAGA, CHE LA PENSIONE SE LA CIUCCIA L'IMMIGRATO


I nostri giovani hanno perso fiducia in questo Paese che va a puttane, ed anche a trans... tanto per dimostrarci versatili ..!..!
Sui forum e nei blog si leggono tristi post di giovanissimi pronti a partire per l'Australia, la Francia, l'America... ovunque... pur di lasciare questa terra tanto seviziata, violentata e svilita senza ritegno nè pudore.
L' Italia non è più degli Italiani, ma di politici ed immigrati.
Sia i primi, che i secondi son diventati talmente abili nel fare egregiamente i cazzi loro sotto gli occhi coglionati degli italiani, che nessuno più ci fa caso!
E lo fanno anche aiutandosi gli uni con gli altri.
Con le leggi, i voti di scambio, le rappresentenze etniche nei consigli circoscrizionali, comunali, e minchiate varie.

Gli immigrati, senza aver mai versato contributi, incassano 7.156 euro l'anno.
Gli extracomunitari con carta di soggiorno fanno arrivare in città i genitori over 65 che all'Inps chiedono il vitalizio.
Tredici mensilità da 550,50 euro, mentre un modenese non ne incassa più di 500 pur avendo versato contributi per anni.
Ci sarebbe una certa preoccupazione anche a Modena per il dilagare di richieste d assegni sociali da parte di immigrati che, a quanto sembra, stanno mettendo in seria difficoltà l'Inps. Non esistono cifre precise del fenomeno a livello modenese (il fenomeno è nazionale), anche perchè i funzionari dell'ente di viale Reiter - contatti anche ieri - spiegano che dati e informazioni possono essere forniti solo dalla Direzione Generale di Roma.
Dalla capitale ci spiegano che i dati, per singole province, possono rilasciarli solo dopo una richiesta scritta all'Inps di Modena, incaricata poi di inoltrarla alla stessa Direzione Generale. Insomma, forse fra qualche mese si potrà sapere qual'è la situazione modenese sul fronte assegni sociali agli immigrati.
Ma in che cosa consiste questa richiesta da parte degli immigrati degli assegni sociali?
Le cose stanno così: gli immigrati che hanno compiuto i 65 anni e non hanno redditi oppure sono sotto la soglia dei 5mila euro annui, hanno diritto a quella che una volta si chiamava pensione sociale.
Quando gli extracomunitari regolari residenti in città o in provincia, con tanto di carta di soggiorno in regola e residenza, si sono accorti delle normativa di legge - tutto deriva dalla legge 388 del 2000 (inserita nella finanziaria 2001 dell'allora governo Amato) che ha riconosciuto l'assegno sociale anche ai cittadini stranieri - non hanno fatto altro che presentare domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare a Modena genitori o parenti anziani.
Tra gli immigrati extracomunitari, pare che gli albanesi siano stati gli antesignani e maestri in materia.
Come funzione questa legge varata dal parlamento italiano?
L'extracomunitario regolare, dopo aver fatto venire a Modena i congiunti, manda i familiari o il familiare ultra- 65enne all'Inps.
Qui l'interessato autocertifica l'assenza di reddito oppure dichiara la pensione minima nello Stato di provenienza - che deve essere certificata - e il gioco è fatto.
L'Inps a quel punto eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale, più 154,9 euro di importo aggiuntivo.
In totale 550,50 euro per 13 mensilità quindi 7.156 euro l'anno, esentasse.
In sostanza genitori, nonni e parenti tutti over 65 di lavoratori extracomunitari, percepiscono i 7.156 euro all'anno, senza aver mai versato alcun contributo all'Inps.
Tutto questo mentre una buona fetta di pensionati modenesi, percepisce pensioni di 500 euro al mese, meno dell'assegno agli anziani stranieri e tutto questo dopo aver versato contributi e pagato tasse per una vita.
C'è poi un altro particolare che sa tanto di beffa: se il genitore, il nonno, il parente straniero a Modena non si trova bene, può tranquillamente tornare in patria, tanto l'assegno continua a decorrere.
E nei paesi nordafricani con queste cifre si vive da "nababbi".
Ultimamente comunque sono satte adottate restrizioni e gli stranieri che beneficiano dell'assegno sociale non devono lasciare il nostro paese.
Le domande degli stranieri per l'assegno sociale sarebbero in costante aumento e vengono quasi sempre accolte dall'Inps, visto che la legge non prevede nè un minimo di versamenti e nemmeno un certo tempo di residenza.



Supercombattente83

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domenica 11 aprile 2010

LE RIFORME DEL SARCHIAPONE



"E ora, riforme condivise”.
Appena chiuse le urne delle regionali, la parola d'ordine ha ripreso a riecheggiare come un mantra dal Quirinale a Palazzo Grazioli, dal Carroccio al carretto del Pd.
Chi ha perso invoca riforme condivise.
Chi ha vinto invoca riforme condivise.
Chi ha pareggiato invoca riforme condivise.
Un po' come nel vecchio spot della domenica: “Se la tua squadra ha vinto, festeggia con Stock 84. Se la tua squadra ha perso, consòlati con Stock 84”.
Le riforme condivise sono una gag sempreverde, meglio del Sarchiapone.
Ma lasciano inevasi alcuni dettagli: riforme condivise quali? da chi? per fare che?
A questo proposito, per un supplemento di chiarezza, si sente farfugliare di “bozza Violante”. Poi per fortuna parla Berlusconi: intercettazioni, legittimo impedimento, impunità per le alte cariche e/o per tutti.
Riforme condivise, soprattutto da lui.
Per il resto le più gettonate sono tre: premierato o presidenzialismo per rafforzare i poteri del capo del governo; federalismo fiscale; superamento del bicameralismo perfetto per sveltire l'iter delle leggi.
Il mantra, per non perdere i suoi effetti magici, non prevede discussioni sul merito, anzi le esclude a priori: vietato domandarsi se davvero l'Italia soffra di un premier impotente, di regioni poco autonome e di leggi troppo rare e lente. Anche perchè, se qualcuno se lo domandasse, scoprirebbe che occorre esattamente l'opposto: levare qualche potere a un premier già abbastanza onnipotente (gli manca soltanto lo jus primae noctis, e talora nemmeno quello); riprendere il controllo delle regioni che spendono e spandono accumulando voragini di bilancio; limitare la bulimia legislativa che giustamente Calderoli ha evidenziato con il maccheronico falò delle norme inutili.
In altre parole: il premier ha troppi poteri, dunque bisognerebbe rafforzare quelli degli organi di controllo, in primis il Parlamento, ormai ridotto a obliteratrice delle fiducie e dei decreti del governo; le regioni sono troppo autonome e andrebbero riportate all'ordine con appositi commissari, possibilmente teutonici; le leggi sono troppe e, vista la loro qualità media, andrebbero frenate istituendo una terza e una quarta camera, altro che abolire il Senato.
Alzi la mano chi ricorda una riforma utile ai cittadini approvata negli ultimi 16 anni e chi non riuscirebbe a farne a meno.
Quanto alla presunta lentezza dell'iter legislativo, il lodo Alfano fu licenziato dal Consiglio dei ministri il 27 giugno 2008, approvato dalla Camera il 9 luglio, dal Senato il 22 luglio e firmato dal capo dello Stato il 23.
Tutto in 25 giorni: troppi o troppo pochi?
E ora, dicono, arriva la mitica “riforma della Giustizia”, condivisa ma anche no.
Dal 1994 a oggi la Giustizia è stata riformata fra le 180 e le 200 volte. Con i risultati ben noti.
Se provassero a non riformarla più, magari cancellando qualcuna delle 180-200 porcate, potrebbe persino riprendere un po' di vita.
Marco Travaglio

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