Niente più bavagli!
Un' Altra Voce per PALAGIANO e non SOLO's Fan Box
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domenica 14 dicembre 2008
IL PD DI PALAGIANO E' RIMASTO IN MUTANDE..
sabato 13 dicembre 2008
LA FARSA DELLE PRIMARIE.
Berlusconi vince di misura.
Perché, è importante non partecipare alle primarie del 14 dicembre a Palagiano?
1) La leadership
Perché l’aderirvi non vi garantisce il rispetto di manifestare le proprie idee i vostri diritti di elettore e di militante .
No perché, il PD non ti permette di pensare e costruire un mondo migliore, la loro unica aspirazione “primaria” è quella di servirsi della politica, una politica che ha come unico impegno, quello di non cambiare nulla, non cambiare la realtà clientelare di epoca democristiana, anzi, di alimentarla in maniera più spregevole, una politica nazionale e locale che non parte dalla strada o dal proprio quartiere, non parte dai bisogni reali collettivi, ma dai propri egoistici interessi!
Non è più gradevole e possibile assistere nel 2008 alle liti interne al PD tra IL LEADER MAXIMO e Walter, sembra come tornare indietro ai tempi del p.d.s , cioè 1994, siamo fermi a 14 anni fa.
Questa è la nuova dirigenza del PD: litigiosa e inconcludente, il duello per la “leadership” tra D’Alema-Veltroni sembra essere l’unica cosa che interessa al PD, infischiandosene della crisi economica e della “congiuntura”, gli elettori del PD devono assistere impotenti alla ennesima sfida tra dalemiani e veltroniani, senza tener minimamente conto del fatto che nel frattempo nel partito sono confluiti anche gli ex popolari e la margherita, chi se ne frega, tanto questa è “ cosa nostra”.
Una sfida tra oligarchi, se tutto si ridurrà a una lotta tra D’Alema e Veltroni, il pd è destinato al fallimento, una semplice continuazione dei ds, un disastro, un progetto di autosufficienza di governo tanto declamato da Veltroni anch’esso destinato al fallimento.
E’ sotto gli occhi di tutti, l’obiettivo di Maximo è quello di costituire delle correnti interne attraverso la nascità di fondazioni culturali, logorando lentamente la poca credibilità di Walter, gli atteggiamenti inqualificabili di molti “servi schiocchi” di Maximo, in particolare il parlamentare del PD Nicola La Torre mentre passa in diretta televisiva il “PIZZINO” ad un parlamentare di destra, questa è la prova inequivocabile del malessere diffuso del PD, che non ha ancora sbollito e digerito la sconfitta alle politiche da parte del cavaliere.
La Torre un dalemiano che inciucia con “Bocchino” per far sfigurare un alleato (Bonelli dell’Italia dei Valori) in diretta tv... giudicate voi... questi sono quelli che vorrebbero governarci e rappresentarci?
Possiamo proseguire citando un altro caso clamoroso, Villari alla vigilanza Rai al posto dell’indicato Leoluca Orlando.
Il PD è nato male perché Veltroni decise di rompere con i compagni di rifondazione e comunisti italiani, oggi alleati per le elezioni provinciali di Taranto.
Vendola vinse sul suo avversario, il grande e famoso uomo delle banche, Francesco Boccia, bocciato senza appelli dal popolo.
Quindi in provincia un confronto tutto interno, non si sono neppure posti il problema o la necessità di includere altre forze politiche alla fallimentare esperienza di governo, con presunzione e superbia vanno avanti spediti verso una sconfitta sconcertante, così come sconcertante ma vera è stata la vittoria di Stefanò alle comunali contro il candidato per eccellenza sua “Maestà Florido”.
Questi dirigenti PD pensano, sbagliando, che i propri elettori, a seconda delle elezioni di turno, debbano seguirli sempre votando un partito, senza nessun viatico, senza progettualità chiare ed univoche, senza alleanze organiche, senza una leadership condivisa, senza una collocazione europea, (socialisti europei o riformisti europei? “questo è il dilemma”) senza radicamento sul territorio, senza autonomia territoriale.
Un partito centralista e ingessato, alla vecchia maniera.
Con questi comportamenti il PD garantirà al PDL il successo per tanti anni ancora.
Per questo, molti giovani e vecchi militanti non voteranno il PD.
Il sogno democratico è al fallimento, sfuma la possibilità in cui tanti credevano: dare vita ad un partito moderno e snello.
Tranne se si ritornasse a vecchie alleanze larghe sul modello Unione, che per molti sono l’unica soluzione, ed è una soluzione avversa all’impronta maggioritaria che Veltroni ha dato e vuol continuare a dare al “suo” PD.
Un partito in cui finalmente ciascuno si senta a casa sua e non si viva da separati in casa, o peggio ancora da ospiti in un partito perennemente in transizione, dove albergano tante anime, per lo più perse.
Un partito allo sbando.
Anche perché, il comandante è indaffarato e preoccupato a tappare le tante falle di una barca che fa acqua da tutte le parti, dimenticandosi di indicarne la rotta.
La conseguenza è quella di avere un PD diviso e litigioso, debole politicamente e inaffidabile, un' opposizione sterile e poco fruttuosa per il paese.
Un PD che a livello nazionale e provinciale non dovrebbe alimentare tensioni , divisioni, ma dovrebbe collaborare e avere a cuore gli interessi del Paese, cosi come indica qualche “principe locale” all’opposizione, cioè di collaborare in questi momenti di crisi e di difficoltà economiche nelle quali versa il Comune.
Al Lingotto ci ha fatto solo sognare.
Poi sono venute alla luce le “megastronzate” sul buon modo di amministrare la cosa pubblica nei comuni governati dal centrosinistra.
Nella capitale i Romani hanno detto no a Walter e a Francesco.
Poi, lo scandalo in Abruzzo con l’arresto del Governatore Ottaviano Del Turco.
Gli scandali della Regione Campania, con la spazzatura a occupare le strade.
Poi la crisi in Sardegna.
Le difficoltà in Basilicata.
Le inchieste in Toscana.
Tutto questo con un partito lacerato da lotte tra big, che si contendono la guida di esso a colpi di fioretto e di sciabola senza esclusione alcuna, SIA A LIVELLO NAZIONALE PROVINCIALE E LOCALE.
E’ il momento di scegliere dicono, ma quando mai, c’è ben poco da scegliere, potrebbe essere una scelta se avessimo avuto a disposizione una larga e varia disponibilità di candidati, adesso bisogna solo accontentarsi di quello che c’è.
Quindi siamo di fronte alla scelta del meno peggio, uno è il presidente uscente della Provincia, il sindaco dei 29 comuni della provincia di Taranto, famoso per il suo assenteismo, tutte le volte che si andava in Provincia aveva sempre un altro impegno più importante al quale partecipare, adesso verrà a Palagiano dopo cinque anni di latitanza, per propinarci che a breve inizieranno i lavori per l’Istituto Sforza e altre megastronzate del genere.
Dall’altra parte c’è il compagno Franco Gentile al quale va il plauso di non essersi piegato allo strapotere di Florido.
Per questo il mio”solo” voto, io lo darò a lui, almeno per provare a sognarla questa rivoluzione Gentile.
SALUTI DA ALDO GIOVANNI E ANCHE GIACOMO DI PIETRO…SPERANDO ANCORA UNA VOLTA CHE QUANDO IL SAGGIO INDICA LA LUNA, GLI STOLTI NON GUARDINO NUOVAMENTE IL DITO.
FONTE………FONTANA PIAZZA ALDO MORO (QUARTIERE BACHELET) ETC.
lunedì 8 dicembre 2008
Babbo Natale a Palagiano porterà una letterina del T.A.R.
Per certo sappiamo soltanto che comunque arriverà.
Arriverà nei prossimi giorni e consegnerà a noi palagianesi un dono che non è soltanto suo, visto che con lui ha voluto unirsi il Tribunale Amministrativo Regionale.
Il dono?
Sarà l’esito del ricorso dell’assessore Capalbo al T.A.R, scritto su una pergamena che Babbo Natale dovrà in tutta fretta consegnare a Palagiano… chissà se le sue renne e la sua slitta faranno in tempo…chissà quale responso conterrà la pergamena (il reintegro di Capalbo o la conferma della sua defenestrazione?)… questo noi non possiamo saperlo, ma certamente possiamo pronosticare che a Palagiano il Natale arriverà prima del tempo.
Intanto che il Nonno dalla lunga barba bianca attende di ricevere la letterina del T.A.R., a più di qualcuno sono venute in mente alcune riflessioni, più che altro dei dubbi: la defenestrazione di Capalbo è stata compiuta in piena legittimità?
Per rispondere alle curiosità di quanti ce lo hanno domandato per email, abbiamo avviato una ricerca giuridica e, pur astenendoci da qualsiasi conclusione affrettata, pur desiderando lasciare che chi ha le competenze per giudicare si esprima, noi del Blog il nostro regalo di Natale ve lo vogliamo fare anticipatamente: chiarezza, trasparenza ed informazione.
Tutto ciò con l’auspicio che il caso Capalbo aiuti a confermare o a rivedere anche le posizioni assunte in passato con i precedenti assessori Beretta e Cirillo, a cui è toccata la stessa sorte.
E se Babbo Natale calandosi dal caminetto portasse con se Capalbo, Beretta e Cirillo?
Nessuno può saperlo, occorre aspettare per sapere.
Aspettare per sapere, per chi, non parteggiando, vuol solo sapere.
Sperare che il T.A.R. accolga il ricorso in prima istanza del Capalbo e disponga la sospensiva (che permetterebbe entro 5 giorni il ritorno di Emiliano e la revoca di Petrocelli, in attesa della sentenza prevista per marzo-aprile 2009) per i simpatizzanti di Emiliano.
Stare a guardare se si riaprono i casi Beretta Cirillo quando e se il T.A.R. dovesse pronunciarsi in favore di una violazione di diritto.
Intanto che l’una o l’altra ipotesi di sentenza venga pronunciata, in attesa che Babbo Natale quest’anno vesta i panni anche di messo notificatore, fermiamoci ad osservare alcune norme del nostro ordinamento giuridico:
VIOLAZIONE DELL'ART. 8, COMMA 2, LEGGE 241/90 - VIOLAZIONE DEL GIUSTO PROCEDIMENTO DI LEGGE - SVIAMENTO DI POTERE.
L'art.8 della Legge 241/90 prescrive l'obbligo per la P.A. di dare notizia all'interessato dell'avvio del procedimento mediante comunicazione personale. Nella comunicazione debbono essere indicati:
a) l'amministrazione competente;
b) l'oggetto del procedimento promosso;
c) l'ufficio in cui si può prendere visione degli atti.
Tale prescrizione è funzionale non solo ai fini di efficacia e di pubblicità secondo le modalità previste dalla legge, ma anche al fine di consentire all'interessato di:
1) prendere visione degli atti del procedimento (art. 10, comma 1 lett. a, L. 241/90) ;
2) presentare memorie scritte e documenti, che l'amministrazione ha l'obbligo di valutare ove siano pertinenti all'oggetto del procedimento (art. 10, comma 1 lett.b, L. 241/90).
Nel Caso Capalbo:
Al ricorrente non è mai stata comunicato alcun avvio di procedimento in suo danno, ma è stato destinatario soltanto del decreto di revoca di assessore, in violazione del suo diritto di prendere visione degli atti pertinenti e presentare memorie difensive, il tutto in violazione della normativa di settore.
Tanto comporta la nullità / illegittimità dell'atto di revoca e di tutti gli altri connessi e consequenziali, perchè adottati in palese violazione di legge.
VIOLAZIONE DELL'ART. 113 COST. - VIOLAZIONE ED ERRONEA APPLICAZIONE DELL'ART. 46, COMMA IV, D.Lgs 267/2000 - MOTIVAZIONE APPARENTE.
Non si può quindi ritenere, in via interpretativa, che la comunicazione della revoca dell'assessore al consiglio comunale, prevista dall'art. 46 D.Lgs. 246/2000, possa valere ad escludere la tutela giurisdizionale.
Ciò detto, non tragga in inganno la dovizia di argomentazioni che sembrerebbero sorreggere la decisione impugnata. Si tratta di argomentazioni speciose, di affermazioni del tutto apodittiche che non hanno alcun collegamento con la realtà e che rappresentano soltanto il tentativo di supportare, in qualche misura, un provvedimento che si sa essere ingiusto ed illegittimo. Per passare dal piano delle mere affermazioni di principio alla evidenziazione degli elementi connaturati al sindacato di legittimità sollecitato dal ricorrente, vanno posti in evidenza alcuni dati di fatto inconfutabili:
nei confronti del ricorrente non può fondatamente formularsi alcuna critica di inoperosità ed inefficienza del settore di competenza; non è mai stato messo in discussione il rapporto di fiducia tra il Sindaco ed il corrente ma, anzi, quest'ultimo ha sempre goduto della fiducia del primo cittadino, il quale ha ritenuto di assegnargli anche la delega alla Polizia Municipale ( decreto n. 14684 del 19.09.08 );il forzoso quanto infondato coinvolgimento del corrente nelle asserite tensioni in seno alla maggioranza, dimostra che l'obiettivo in concreto perseguito è stato soltanto di natura politica e non sorretta da alcuna giusta causa.
LA REVOCA DELL'ASSESSORE, SECONDO L'ART. 46 CIT. DEVE ESSERE MOTIVATA E CIO', EVIDENTEMENTE, NON PER RAGIONI POLITICHE, MA PER LA COMUNE ESIGENZA DI TRASPARENZA, IMPARZIALITA' E BUON ANDAMENTO ( Tar Puglia - Lecce, sez. I, 06.03.07 n. 831 ).
Del medesimo tenore è la sentenza 09.01.08 n. 12 dello stesso TAR Puglia, con la quale è stato ulteriormente ribadito che affinchè la revoca sia legittima, è necessario che la motivazione precisi quali sono i comportamenti che hanno determinato la posizione "non collaborativa dell'assessore" o "l'inadeguatezza dell'assessore a svolgere nell'interesse pubblico, l'attività ad esso conferita con la nomina". Venendo alla nostra fattispecie, il sindaco avrebbe dovuto quantomeno indicare, sia pure sommariamente, quali le omissioni e/o inadeguatezze dell'assessore Cosimo Emiliano Capalbo che lo avrebbe indotto a ravvisare l'esigenza di "ripartire con rinnovate energie per la attuazione piena del programma amministrativo", specialmente ove si pone attenzione alla documentazione, dalla quale emerge la indiscussa professionalità, competenza, impegno e totale dedizione dell'assessore Capalbo. Tra l'altro, è notorio che il riferimento al venir meno del rapporto di fiducia tra assessore e sindaco non è una premessa dalla quale si può far derivare la revoca, ma è la conseguenza dei comportamenti dell'assessore e, quindi, E' NECESSARIO CHE IL PROFILO DI TALI COMPORTAMENTI SIA PRECISATO NEL PROVVEDIMENTO DI REVOCA (TAR Lecce, Sentenza 12/08). In tal senso anche: Consiglio di Stato,sez. V, sentenza 23.01.07 n. 209; Consiglio di Stato sez. V, sentenza 06.03.06 n. 1052; Consiglio di Stato, sez. V, sentenza 08.03.05 n. 944; TAR Veneto, sez. I, sentenza 13.04.07 n. 1192; TAR Puglia - Lecce, sez. I, ordinanza 10.10.07 n. 985; TAR Puglia - Lecce, sez. II, sentenza 14.08.07 n. 3088; TAR Puglia, sez. I, ordinanza 07.05.08 n. 336/08.
Si conferma, quindi, che il provvedimento di revoca dell'assessore Cosimo Emiliano Capalbo è illegittimo in quanto si basa su "ragioni politiche e di partito, senza alcuna dettagliata giustificazione dei riflessi eziologici sul buon andamento della giunta, aldilà di frasi generiche di stile" ( TAR Puglia - Lecce, sentenza n. 831/07 ).
Infine, è anche infondata la asserita opportunità di " operare l'azzeramento della Giunta al fine di ricostruire con serenità e senza condizionamenti un rapporto di fiducia tra Sindaco e Assessori" ,in quanto dai provvedimenti di nomina dei "nuovi" assessori è agevole verificare che - ad eccezione di quelli nominati per occupare i posti già vacanti a seguito di precedenti revoche e dimissioni - tutti gli altri assessori sono stati riconfermati sia nel nominativo che nelle precedenti deleghe ( Di Pierro Francesco; Donato Mariano Piccoli; Schiavone Nunzia Elisabetta ). Non si è dato luogo, quindi, a nessuna modificazione della giunta, ma la semplice eliminazione e cancellazione di detto assessore. Inoltre, nel provvedimento di revoca, ripetasi, non è dato rinvenire neanche un semplice riferimento a comportamenti dell'assessore Capalbo che abbiano potuto influire e/o far venir meno il rapporto di fiducia tra detto assessore e il sindaco e/o gli altri componenti della giunta. Ma vi è di più: non vi è stato alcun sopravvenuto mutamento della maggioranza ma la semplice "eliminazione" dell'assessore Capalbo.
Babbo Natale ci porterà notizie e speriamo che nessuno gli metta lo sgambetto!
domenica 30 novembre 2008
"IL SINDACO NON E' CAMBIATO", ora ci ha convinti... caspita se ci ha convinti.
giovedì 27 novembre 2008
Capalbo fatto uscire dalla finestra, rientra dalla porta.
martedì 5 agosto 2008
VENDOLA "TROMBATO" DA FERRERO
Si chiude così l’era di Fausto e, con lui, chiude i battenti un’idea di Rifondazione Comunista.
Uno che, senza quel posto da ministro, sarebbe probabilmente rimasto un semplice dirigente del partito.
Per ora Ferrero si gode la vittoria e prepara la sua svolta a sinistra.
La sua area politica, che da oggi si chiamerà Rifondazione per la sinistra, però, non se ne andrà. Anzi, pur rinunciando a «qualsiasi livello di compromissione nella gestione politica del partito» porterà avanti la battaglia «per capovolgere una linea che non ha il fiato necessario per rifondare il partito nel campo largo delle sinistre».
Ma oggi non è il giorno di Vendola.
Adesso è l’ora di Fosco Giannini, Claudio Grassi, Walter De Cesaris, Claudio Bellotti.
Ma se una somma di minoranze emerge sui "grandi" (?), questo dato un significato ce l'avrà?
Ci avranno stancato anche loro?
ilsole24ore
venerdì 1 agosto 2008
FUGA DAL PARTITO DEMOCRATICO
venerdì 18 luglio 2008
Consiglio Comunale all'aperto: la parola ai cittadini.
giovedì 3 luglio 2008
CECILIA CI SCRIVE:
ADOTTATE ROBERTO!
CIAO A TUTTI!
E' il cagnolone che si appisola davanti la porta del nostro bar e che purtroppo non capisce che quella non è per lui la "casa" adatta.
NUOVA OPPORTUNITA' PER GLI UTENTI.
mercoledì 28 maggio 2008
Se siamo tutti buoni, belli e profumati..... Uniamoci, no?
Salve gente. Da indiscrezioni che corrono lungo le corte vie del paese, pare che la nostra attuale maggioranza, voglia aprire le porte per favorire l’ingresso del gruppo consigliare dell’UDC e dell’ARCA …….
Che cosa sarà mai successo di cosi stravolgente, tanto da giustificare una simile manovra?
Spero non sia il risultato ottenuto dalla recente proiezione cinematografica del film su ALDO MORO!!!
Pare quasi incomprensibile, infatti, il motivo che ha spinto l’attuale gruppo di maggioranza, ha vagliare una simile decisione, infatti, se ben ricordo, l’attuale legge elettorale fu concepita proprio per eliminare un punto debole rappresentato dagli accordi tra partiti, che puntualmente, ogni qual volta “non g spartavn suuz”, “buttavano a terra l’amministrazione”. Come mai oggi si ritorna a rievocare quel modus operandi.
Ce ne sarebbero tante di maldicenze in giro, ma noi gente seria, questa volta gradiremmo davvero che qualcuno interno a questa manovra, venisse a spiegarci quali siano stati i presupposti per giungere a una simile decisione che francamente, in caso contrario, resterà molto oscura.
Tanto per giustificare una simile incomprensione, si ricorda che esattamente un anno fa:
Adesso è cambiato qualcosa? Questa gente è cambiata o quel che si pensava su questa gente era sbagliato? Vero è che un primo cambiamento vi è stato per uno dei più avversi nemici, che Rocco Ressa ha incontrato sul piano dell’offesa personale, un candidato dalla di cui bocca fuoriusciva fuoco e fiamme, un candidato che oggi siede, però, nella giunta di maggioranza. Per tanto secondo questa teoria I MIRACOLI ESISTONO E ANCHE LA RICONVERSIONE E’ DA ACCETTARE COME MIRACOLO.......
Adesso è cambiato qualcosa?Questi impegni elettorali saranno amalgamati in un unico programma o qualcuno si è reso conto che quel che proponeva qualcun altro era di maggior utilità per il cittadino?
In attesa che la cittadinanza conosca quel che il futuro ha in serbo per lei, auguro a voi tutti IN BOCCA AL LUPO….. Chi ha orecchie per intendere, intenda!
giovedì 8 maggio 2008
Il saluto di Un' Altra Verità
lunedì 14 aprile 2008
C’era una volta la Sinistra Italiana.
C’era una volta un movimento politico che interpretava le volontà di tutti coloro i quali pretendevano che in Italia vi fosse una sorta di uguaglianza civica capace di garantire al figlio dell’operaio di diventar dottore, così come recitava una nota canzone ……
Oggi quel movimento scompare.
Ma questo come va letto, come la mancanza di fiducia nella sinistra da parte di quagli operai lungimiranti e ben fiduciosi in quel futuro roseo per i propri figli?
O scompare perché non c’è più la necessita di “dover sperare” per far si che anche il figlio dell’operaio diventi dottore?
Addio glorioso movimento politico che tanto hai dato al nostro paese.
domenica 16 marzo 2008
I CANDIDATI DEL PSI PER LA PUGLIA A CAMERA E SENATO.
PUGLIA CAMERA
1 ROBERTO VILLETTI
2 LELLO DI GIOIA
3 ONOFRIO INTRONA
4 DONATO PELLEGRINO
5 GIUSEPPE ZURLO
6 LELLO BARBIERA
7 ROSSELLA FISCHIETTI
8 FRANCESCO PASTORE
9 GIANVITO MASTROLEO
10 LUIGI IORIO
11 MARIO ACCOTO
12 DONATO BACCARO
13 ANDREA BALDARI
14 ANGELO BENVENUTO
15 RAFFAELLA BIANCO
16 GIOVANNI CAMPANELLA
17 ANNIBALE CARELLI
18 MARIA CARUEZZO
19 CIRO CATANEO
20 CARMEN CENTRONE
21 ELISABETTA DE LORENZO
22 ASSUNTA DE MICHELE
23 ANTONIO FACCILONGO
24 VITTORIO FARELLA
25 RAFFAELE FINO
26 PIETRO FRANCO
27 ANDREA GRANDE
28 FEDERICO IUPPA
29 VINCENZO LORE'
30 NICOLA LUCARELLI
31 ERMANNO MACCHIA
32 FRANCESCO MAIORANO
33 VALTER MARANGIO
34 LEONARDO ANTONIO MARINO
35 ETTORE MASSARI
36 LUIGI MELISSANO
37 PIETRO MINCHILLO
38 GIOVANNI ORLANDINO
39 MARIO ORSINI
40 FRANCESCO PALLADINO
41 DANIELA SINDACO
42 FRANCESCO EDMONDO STOLFA
43 FRANCESCO TRISCIUZZI
44 MARIA ROSARIA MANIERI
SENATO PUGLIA
1 VITTORIO POTÌ
2 SIMONETTA LORUSSO
3 GIUSEPPE LONIGRO
4 LUCIO LICCHELLO
5 GIOVANNI MEMOLA
6 COSIMO DAMIANO CANNITO
7 FILIPPO DI LORENZO
8 LUIGI CALÒ
9 GAETANO ANTONELLI
10 ANNAMARIA BALDASSARRE
11 GIOVANNI CONTE
12 ROCCO DE ADESSIS
13 PIETRO DE ANGELIS
14 DONATO DE CAROLIS
15 ANTONIO LUIGI DE NICOLA
16 DOMENICO LATOSA
17 ROMUALDO CLAUDIO LEONE
18 TOMMASO LIOCE
19 FRANCESCO MUNDO
20 PAOLA SPOTI IN MOCELLIN
21 ROSA NICOLETTA TOMASONE
Ma il Vincenzo Lorè, candidato alla Camera, il nr.29 per intenderci, è lo stesso che per alcuni anni (tanti o pochi non lo sappiamo, così come non sappiamo a tutt'ora) è stato o è IL COLLABORATORE DELLA COOP ROSSUM-RESSAM DEMETRIA?
Question 2:
Ed il Conte Giovanni, candidato al Senato con la maglia nr. 11, è IL CALCIATORE PALAGIANESE PRESTATO ALLA ROMA DI RIVERA ED INTIMO AMICO DI SPARTACUS?
Giochin giochetto... scherzetto di 'mbà Rocchètto, che, con passo stretto, s'avvicina al "fioretto" dei socialisti del borghetto!
venerdì 7 marzo 2008
SPARTANO E LE SUE PERPLESSITA' SULLO SDI A PALAGIANO, IVI COMPRESE "CERTE" CANDIDATURE.
Vito Pesare annuncia la candidatura del sig. Giacomo Di Pietro per le prossime politiche, nelle fila dello SDI. “A ches d’sunatuur, no ng n voln srnet, Giacomo!”
Vito Pesare è una persona molto vicina al signor Di Pietro.
Questo è un chiaro tentativo del signor Di Pietro di sondare il terreno per una sua eventuale candidatura!
Se questa dichiarazione di Pesare non è uno scherzo da prete, possiamo anche eliminare il sondaggio da questo blog e sostituirlo con un’unica domanda, una domanda che ha dato la celebrità al sig. Cavallo:
MA CREDETE DAVVERO CHE LA GENTE SIA TUTTA COGLIONA?
Dopo solo alcuni mesi dal “divorzio” politico tra il Dott. Rocco Ressa Sindaco di Palagiano e il signor Giacomo Di Pietro ex assessore, cortesemente accompagnato all’uscio dall’intera amministrazione, nasce in questi la voglia di riscatto politico e soprattutto di rivincita personale, forse il male più grosso per la politica locale in questo delicato momento storico.
Come consumare questa vendetta?
Candidandosi alle politiche non per la voglia di fare realmente politica ma con il solo intento di ricordare al caro Sindaco, il peso dei suoi ultimi 337 voti, con l’illusione di poterli moltiplicare.
SERVE? CHE UTILITA’ NE TRARREBBE LA COMUNITA’ DA QUESTo INFANTILE DISPETTO? SI PUO’ PENSARE DI UTILIZZARE GLI ELETTORI COME FOSSERO PROIETTILI DA SPARARE AL NEMICO?
Mettere insieme un intero partito con l’intento di muovere guerra a Spartacus?
Questo è molto più spregevole di tutto quanto contestate all’intera amministrazione e al nostro caro Sindaco.
Se avete idee, proposte, linee politiche intese a migliorare la vita di questo paese, ora potete essere determinanti , dando una mano forte al nostro Spartacus, che si è ritrovato solo tra un branco di lupi.
Ora con il vostro peso potete mettere il Sindaco nelle condizioni di amministrare, così come lui vorrebbe, questo Comune.
Vorrei far suonare un campanello d’allarme per Don Chisciotte: Questo film, si è già visto all’interno del PDS prima e dei DS dopo.
Compagni che hanno speso una vita per perseguire gli ideali comunisti e comunque di sinistra, gente che ha lottato per consentire la sopravvivenza di un glorioso partito politico, compagni che prima di allora, hanno gestito con le regole democratiche proprie di un partito vero ed affiatato, la sezione locale, gente che prima di allora aveva sempre discusso democraticamente sulle varie problematiche del paese, si è vista scagliarsi addosso, un orso bruno pronto a sbranare (in alcuni casi anche materialmente) tutti coloro che la pensavano in un modo diverso dal suo, un modo che aveva come unico obbiettivo da raggiungere, la vittoria ad ogni costo.
Se il vostro movimento mira alla costruzione di una nuova classe dirigente che risollevi le sorti di questo paese, forse è il caso di riguardare la campagna acquisti!
Se invece state creando una sorgente di voti per il vostro candidato alle politiche, complimenti, avete scelto “u muuml just” che possa contenere tutti questi voti.
Credo, comunque, che se si mettesse da parte il protagonismo e si facessero convergere tutte le energie sul politico locale che più di tutti si è distinto per capacità, perspicacia, lungimiranza, doti organizzative, intelletto e altro ancora, se si lavorasse tutti per il Sindaco Ressa, forse Palagiano avrebbe finalmente un degno rappresentante che potrebbe risollevare le sorti di questo infossato comune, anche oltre il paese.
Con stima Spartano!
venerdì 29 febbraio 2008
PS: Covo di scontenti o movimvento di una sinistra ancora viva?
giovedì 28 febbraio 2008
UNA CHICCA ANCHE SULL’ITALIA DI MEZZO E IL SISTEMA-FOLLINI: IL GIOCO DELL’ ASSOPIGLIATUTTO.
mercoledì 27 febbraio 2008
BELLA RICONOSCENZA, DA PARTE DEL DITTATORE ROMANO, A CHI HA SPIANATO LA STRADA, CON CORAGGIO, AD UN AUSPICABILE RINNOVAMENTO POLITICO.
Il leader del Pd aveva già deciso per l'accordo. E ai suoi l'aveva spiegata così: «Innanzitutto dobbiamo evitare che Di Pietro vada con la Rosa Bianca, e anche nel caso in cui andasse da solo ricordiamoci che potrebbe attirare tutti i voti dei girotondini e dei sostenitori di Grillo e questo ci porterebbe via consensi».(...)
Veltroni ha chiesto al leader dell'Italia dei Valori di poter metter bocca sulle sue candidature. Ed è accaduto così che ancor prima dell'incontro al loft il nome di de Magistris, inserito tra le candidature possibili di Idv, venisse cancellato con una bella croce sopra.
Da Reset, Libere Voci della Società Civile.
VELTRONI NON VUOL SENTIR PARLARE DI DE MAGISTRIS E LANCIA UN DIKTAT A DI PIETRO: non candidarlo!
Veltroni a Di Pietro: molti non ti volevano, ho deciso io. Bindi, Parisi e Polito contrari. De Mita sarà escluso all'ultimo momento per evitare che passi alla Rosa Bianca. Quando si è presentato al loft per siglare l'accordo con il Pd, Antonio Di Pietro era pronto a fare un'altra concessione al Partito Democratico. Tra le sue carte c'era un bozzetto con il simbolo dell'Italia dei Valori e la scritta «per Veltroni». Ma non vi è stato bisogno nemmeno di fare quel passo. Il leader del Pd aveva già deciso per l'accordo. E ai suoi l'aveva spiegata così: «Innanzitutto dobbiamo evitare che Di Pietro vada con la Rosa Bianca, e anche nel caso in cui andasse da solo ricordiamoci che potrebbe attirare tutti i voti dei girotondini e dei sostenitori di Grillo e questo ci porterebbe via consensi». Ragionamento non tanto campato in aria perché tra i molti bozzetti che l'ex magistrato aveva fatto preparare ve ne era anche uno in cui figurava un'elegante rosa bianca. Le condizioni poste da Veltroni a Di Pietro sono state tre. La prima era stata già accettata: fare gruppo parlamentare comune nella prossima legislatura. La seconda anche. Veltroni ha chiesto al leader dell'Italia dei Valori di poter metter bocca sulle sue candidature. Ed è accaduto così che ancor prima dell'incontro al loft il nome di de Magistris, inserito tra le candidature possibili di Idv, venisse cancellato con una bella croce sopra. Terza condizione: poiché il Pd dovrà procedere a un certo rinnovamento, Di Pietro deve promettere che non metterà in lista i parlamentari del Partito Democratico fatti fuori, che non saranno pochi. Alla fine, per esempio, non verrà candidato l'ottantenne Ciriaco De Mita ma per bocciarlo si aspetta l'ultimo momento utile, onde evitare che passi armi, bagagli e voti irpini alla Rosa Bianca. Intesa siglata, dunque. Del resto anche il ministro delle Infrastrutture un suo interesse lo aveva: i sondaggi lo davano oscillante tra il 3,5 e il 4,5 per cento. Insomma, Di Pietro non aveva la matematica certezza di passare il quorum necessario a chi non si apparenta. Veltroni, nel colloquio con il leader dell'Italia dei Valori, è stato franco: «Guarda che una parte del Pd non ti voleva, ma siccome ogni decisione è stata delegata a me io ho stabilito di stringere questo accordo ». Accordo che non piace ad Arturo Parisi («è uno sbaglio»), a Rosy Bindi, a tanti prodiani, a una parte degli ex ppi, ma anche a un personaggio come il senatore Antonio Polito, che dice: «Sono contrario». Ma così è. Quello con Di Pietro è l'unico accordo che Veltroni ha intenzione di siglare. Ai radicali contropropone la vecchia offerta: tre posti nella lista del Pd, a Emma Bonino, Marco Cappato e a uno dei deputati uscenti. La maggior parte del gruppo parlamentare radicale non è insensibile a questa profferta e dicono che anche Bonino sia lusingata. Ma, come sempre avviene in quel partito, non si muove foglia che Pannella non voglia. E il carismatico leader non vuole. Almeno finora, perché Veltroni, Goffredo Bettini e Dario Franceschini non disperano in questi giorni di rendere più malleabile Pannella. Con i socialisti, invece, è guerra aperta. Non vogliono qualche strapuntino? Pazienza, si presentino da soli. «Tra l'altro vedrete che prima o poi qualche socialista verrà», è il convincimento di Veltroni. Ma Enrico Boselli ha intenzione di vendere cara la pelle: «Allearsi con il manettaro Di Pietro e non con noi riformisti? Il Pd vuole cancellarci». E i socialisti meditano già le possibili contromosse: «Ricordate — osserva Roberto Villetti — che questa primavera ci sono anche le amministrative e se noi decidessimo di andare da soli, il Pd perderebbe diverse giunte...».
Maria Teresa Meli 14 febbraio 2008.
PRIMA DEL VOTO, CONOSCERE BENE VELTRONI: UN'OCCASIONE IN PIU'.
Le accuse per il dirigente, contenute in un’interrogazione comunale presentata dall’allora diessino Lionello Cosentino e dal coordinatore della maggioranza Silvio Di Francia, e poi finite in un esposto, sono di peculato: Petroni avrebbe «sottratto» 45mila euro, utilizzando «impropriamente» una carta di credito, un cellulare e un’auto aziendali.
Petroni respinge gli addebiti, spiega che quei viaggi erano per lavoro, così come le telefonate e i tanti chilometri percorsi dall’auto aziendale.
Ricorda che quella cifra, 45mila euro, è «comprensiva» degli straordinari pagati agli autisti e delle spese di rappresentanza di 18 mesi di presidenza.
E presenta un «controesposto» in procura contro l’Ad di Trambus Filippo Allegra e gli assessori comunali al Bilancio e ai Trasporti, Marco Causi e Mario Di Carlo, chiedendo di «verificare se nel loro comportamento possano ravvisarsi pressioni per convincerlo a dimettersi».
Eppure, circa due settimane dopo, il primo luglio, Petroni finisce indagato per peculato.
Fabio Petroni ha cambiato lavoro e città, se n’è andato a Londra, ha messo sé stesso e le sue idee al servizio di una società di trasporti low-cost, la Terravision, che partendo proprio nel 2002 con la tratta Roma-Ciampino collega oggi molti aeroporti europei alle rispettive città: Vienna, Londra, Milano, Firenze, Dublino.
E qualche tempo fa Petroni, a Roma, ha battezzato la Fondazione europea contro gli abusi di potere, finanziata con il risarcimento ottenuto per un errore giudiziario.
Della vicenda di Trambus, anche in conferenza stampa Petroni ha preferito non parlare.
«Non vorrei commentare questo procedimento fino a che non sarà concluso», ha spiegato, spingendosi a ringraziare Veltroni per «avermi ignominiosamente rimosso, consentendomi di avere successo in Gran Bretagna», e limitandosi a ricordare che nel frattempo l’accusa di peculato è stata derubricata in appropriazione indebita.
L’ex numero uno di Trambus resiste insomma alla tentazione di togliersi il sassolino dalla scarpa, ma si concede un fugace riferimento all’«opacità» delle gare d’appalto nel settore trasporto a Roma, riscontrata anche dall’Antitrust.
In mancanza di altri riferimenti, basta un salto sul sito internet dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato per scoprire che, in effetti, a novembre scorso è stato aperto un provvedimento (il numero 14830) per «presunte distorsioni della concorrenza nel trasporto pubblico locale», relativamente a un bando di gara del Campidoglio per i servizi aggiuntivi di trasporto pubblico.
Un’appalto da quasi 190 milioni di euro, per il quale l’anno scorso l’unica domanda è stata presentata dalla stessa associazione temporanea d’imprese che aveva già vinto nel 2001.
Battendo, quella volta, anche Trambus, che presentò invano, per iniziativa del suo vecchio presidente, ricorso al Tar.
Sfogliando i dati del provvedimento dell’organismo presieduto da Antonio Catricalà, si scopre che l’Authority ha ritenuto gli elementi «suscettibili di configurare un’intesa restrittiva della concorrenza», e sufficienti per avviare un’istruttoria, che si concluderà entro il 31 dicembre prossimo: la guardia di finanza, peraltro, avrebbe già sequestrato la documentazione relativa alla nuova - e alla vecchia - gara d’appalto.”
M. Malpica, pubblicazione nr.49 del 27 febbraio 2008 de ilGiornale.it
lunedì 25 febbraio 2008
IL MISTERO DI PIETRO-VELTRONI
C’è chi si chiede se questo non sia il preludio di un ritorno al partito dei giudici.
E chi invece ne fa un problema di coerenza rispetto a quella che fino a giovedì sembrava l’ossessione di Walter Veltroni: partiti omogenei per maggioranze di governo solide.
Che vede sfumare la possibilità di varare alcune riforme con un consenso ampio.
Quella della giustizia, «a questo punto ha poche possibilità di riuscita», ha osservato ieri il Cavaliere, «molto stupito» per la scelta di Veltroni «di mettersi con il giustizialista Di Pietro che ha una storia drammatica e terribile alle spalle».
Tranchant la conclusione di Berlusconi: «Aveva detto che correva da solo, si è rimangiato la parola...».
Perché le critiche sono arrivate anche dall’interno.
E alle quali replica direttamente l’ex pm: «Veltroni può vincere e governare bene, senza pugnalate alle spalle».
Ieri ha spiegato che l’accordo è in funzione di un ingresso di Italia dei valori nel Pd; che la decisione era stata presa già da qualche tempo, ma che il tutto è stato bloccato da una «rottura traumatica».
Quindi la frattura tra Di Pietro e Mastella.
Ma i danni maggiori sono appena fuori dal recinto del Pd.
Tra gli alleati attuali e potenziali colleghi di maggioranza in futuro.
La sinistra arcobaleno è intervenuta al massimo livello, con Fausto Bertinotti che chiede al Pd di «giustificare» una scelta che gli appare «incomprensibile».
«Dopo aver tanto parlato di omogeneità programmatica - osserva il leader di Rifondazione comunista - posso ricordare che il Pd ha votato per l’indulto e Di Pietro contro? Mi pare una contraddizione - aggiunge il candidato premier dell’Arcobaleno - fra l’affermazione sulla omogeneità e i comportamenti tenuti in questa legislatura, non in un’altra, e non solo su questo punto dell’indulto».
Si tratta, per Bertinotti, di «un’alleanza che rende meno limpida la scelta di correre da solo che il Pd ha annunciato.
Qui c’è un ammiccamento al risultato elettorale a costo di qualche sacrificio della linearità». Insomma l’esatto opposto rispetto a quello che vorrebbe rappresentare Walter Veltroni.
«Non ci si può neppure dire che il Pd non fa alleanze perché ha appena contraddetto questa scelta», osserva lo stesso Boselli.
Anche Gavino Angius, ex esponente dei Ds approdato ai socialisti critica la scelta di includere Di Pietro. E dà ragione a Bertinotti sull’incoerenza mostrata da Veltroni.
E, sempre dallo stesso partito, Valdo Spini mette in dubbio il valore politico dell’operazione: «Si dice di no all’apparentamento con una forza di sinistra, riformista come il Partito Socialista, e si dice invece di sì all’apparentamento con una formazione politica, che tutto è fuorché di sinistra, come l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro».
A.S. da ilGiornale.it
domenica 24 febbraio 2008
Politica: Arte di governare gli stati, Amministrazione della cosa Pubblica!!
In tutto questo marasma dei partiti, in una fase così confusa dove il Berlusca denuncia Veltroni di aver ricopiato il suo programma elettorale, in un contesto in cui non si capisce più il motivo per il quale i politici di sinistra tartassano gli operai mentre gli uomini di destra vogliono emanare leggi che vanno incontro alla detassazione dei redditi aggiunti quali straordinari, ICI etc. In una fase storica dove l'identità ideologica dei partiti pare ormai talmente superata che si guarda alla dottrina politica del partito, come a una fotografia ingiallita, che non può essere buttata solo perché carica di legami affettivi. In tutta questa odissea politica che sta vivendo la nostra bella ITALIA, esistono ancora partiti che sono baluardi delle ideologie e delle dottrine politiche, rispettivamente di destra e di sinistra? Esistono ancora dei modi di concepire la politica intesa come strumento per la realizzazione di programmi tesi a sviluppare un territorio secondo modelli di pensiero di destra o di sinistra? Spero di sbagliarmi! Ma IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO!
venerdì 15 febbraio 2008
SAGGIO SULLA CAPACITA’ DI COMUNICARE, offerto da Cavallo
Ci impegneremo a fare il possibile per imparare bene quello che desidera insegnarci.
Intanto una cosa l’abbiamo già imparata: la propaganda di se medesimo.
Grazie Cavallo.
In tutta la Rete, intanto, la piazza virtuale si gonfia. Mezz'ora dopo l'attacco del premier, Kataweb lancia una petizione online. Sotto il titolo "Coglioni o orgoglioni" chiede ai visitatori del portale di autodenunciarsi, e di firmare perché il presidente del Consiglio chieda scusa. La risposta è massiccia, alle 21 le firme sono già più di dodicimila. Nei post che accompagnano l'adesione, la rabbia si alterna all'ironia, la sorpresa all'indignazione. In poche ore "Io sono un coglione" diventa uno slogan, un segno di appartenenza. Trova il suo logo, scaricabile da Kataweb, sulla falsariga del celebre smile: "Coglione? No, orgoglione". Va avanti così fino a sera, a tarda notte. La metamorfosi si compie rapidamente. L'offesa del Cavaliere è diventata un motivo di orgoglio. I giochi di parole sono infiniti. La fantasia si scatena. Lo sberleffo ("Tette, culi e coglioni li vediamo ogni giorno dalle sue televisioni") si unisce all'amarezza ("Che statista, che figura per l'Italia"). C'è la passione politica ("I coglioni li tiriamo fuori domenica prossima") e c'è il silenzio di tanti che scrivono solo "no comment", perché rimasti stupefatti. Ma in ognuno dei messaggi che allungano la lista della petizione si legge in controluce una sola frase: "Ora basta". Con il disincanto finale di chi accompagna la sua firma con la più retorica delle domande: "Cosa vi aspettavate da uno che si vanta di fare il playboy con una ministra finlandese e fa le corna ad un summit europeo?".
mercoledì 13 febbraio 2008
VELTRONI E LE SUE VERITA' NASCOSTE: LO CONOSCONO BENE SOLO I SUOI CONCITTADINI.
Rasha è autore del blog “I Corvacci” ed ha voluto raccontarci quello che il Sindaco di centro-sinistra della sua città ha compiuto nella durata del suo secondo mandato.
Buona lettura e buon divertimento…
“C’è un ulteriore sviluppo sui lavori, anzi sui non-lavori.
Stanno smontando i ponteggi, i lavori sugli obelischi sono finiti, senza che mai si sia presentato un operaio, senza un secchiello o strumento portato lì: solo il montaggio dei tubi innocenti e il montaggio dei teloni per la pubblicità che è piovuta alternandosi ogni due mesi.
Ora smontano tutto fingendo che i lavori siano finiti, ma è una truffa.
Già l’ex assessore La Regina aveva dichiarato che gli obelischi non necessitavano di manutenzione, e infatti stavano benissimo.
Io passo ogni mattina per andare a lavorare davanti all’obelisco di S.Giovanni che sta lì dall’estate del 2005, quando hanno montato i ponteggi, e non ho mai visto un operaio.
Per scrupolo ho chiesto ai negozianti che stanno lì di fronte e hanno confermato l’inghippo.
Dunque il Comune di Roma si è comperata la Zetema, azienda internazionale e multinazionale con sede a Matera, di dubbia trasparenza che si occupa di tutto e di niente.
Ad essa affida tutto: dalle mostre del cinema, alle notti bianche, al restauro dei monumenti.
Poichè hanno operai stipendiati, se incartano un monumento e lo scartano non gli costa un soldo di più, per cui la pubblicità appiccicata sopra, che remunera dai 25 ai 50000 € al mese se la beccano senza colpo ferire.
Riporto un articolo che può interessare, visione politica a parte:
- Da parecchio tempo tutti i romani che passano sul ponte Duca d’Aosta si saranno accorti dei ponteggi che da mesi nascondono il monolite, simbolo del Foro ”Italico”. Molti avranno pensato a un restauro , io invece sono stato scettico sin dal primo istante. Oggi sulla posta elettronica ho trovato un messaggio inviatomi dall’ ufficio stampa del consigliere comunale e vicepresidente della Commissione Sport: leggendo l’allegato ho avuto la conferma di non essere l’unico ad aver pensato che questo ” restauro ” dell’obelisco fosse solo la cancellazione delle scritte alla base. All’ esterno dell’ area di cantiere non compare, contrariamente alle attuali disposizioni di legge, il cartello con le note tecniche, come la data di inizio e di consegna dei lavori, e che al contrario di casi simili per il restauro di monumenti storici, come da delibera comunale, dovrebbe essere fedelmente riprodotta, almeno su un lato, l’immagine di come apparirà l’opera una volta ripulita e riconsegnata alla cittadinanza. Hanno forse qualcosa da nascondere? -
Ed ora l’intervista a La Regina, lo storico sovrintendente archeologo di Roma, il famoso «signorNo», noto per le sue impuntature sul fronte della tutela dei beni, ricorda che c’è un bene spesso trascurato e vilipeso, il paesaggio. «I cittadini hanno il più sacrosanto diritto a poterne usufruire liberamente, senza essere colpiti e annientati da questo scatenamento di spot pubblicitari contro il paesaggio, un’invadenza sempre più ossessionante che ha un solo risultato: lo scempio».
Infatti in nessun obelisco compare un cartello, perchè i lavori non sono stati fatti.
Ma se con l’inghippo facessero almeno delle opere per i bisognosi chiuderemmo un occhio, invece se l’imbosca la giunta comunale.
La gente che dorme per strada in genere sono malati che non sopportano di dormire in camerate, devono stare da soli, ma non per questo meritano di morire.
Invece Veltroni lamenta che con la vendita delle case comunali si è realizzato poco, grazie le ha svendute ai politici e a parenti e amici dei politici.
Queste spese fasulle, che sono invece un guadagno le ascrive sul bilancio allo stato, Bilancio che a noi però non fa vedere, che non pubblica su internet.
NOI ABBIAMO IL DIRITTO DI SAPERE COME IL COMUNE E LO STATO SPENDE I NOSTRI SOLDI.
Da noi invece vige una casta spocchiosa e arrogante che domina, a dx e a sx, con la complicità di giornali e Tv pagati dal potere.
I nostri politici sono ricchi come emiri e la gente dorme per strada, e le famiglie fanno debiti perchè non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, e i migliori cervelli espatriano e la mondezza ci ricopre a tutti per le collusioni mafiose.
Hanno rovinato la nostra bella Italia, fino a quando continueremo a tifare per i partiti?”
SINISTRA ARCOBALENO, i Giovani comunicano:
Non appena qualcuno si "permette" di contestare il sovrano viene subito tacciato (se gli va bene di ignoranza e presunzione).
Noi che siamo gente umile e comunque non ci facciamo intimidire, a cui piace studiare prima di parlare puntualizziamo alcune cose.
Noi non facciamo questione di persone ma questione di correttezza amministrativa TUTTI I GIOVANI DISOCCUPATI HANNO DIRITTO AD UN LAVORO DIGNITOSO!!!
1) A proposito di trasparenza le delibere sono pubbliche e tutti hanno diritto di sapere.
2) Devono essere affisse per legge all'albo pretorio.
3) Il sindaco dovrebbe rendere pubbliche anche sul web tutti i suoi STAFFISTI, COLLABORATORI ESTERNI, INCARICHI DI CONSULENZA con i relativi COSTI.
*legge n° 662/1996 art. 1 comma 127, ulteriormente integrata dal Decreto Bersani/2006 art.34 e dal Decreto Leglislativo 165.*
Non ce l'abbiamo con chi è stato assunto e non mettiamo in dubbio le professionalità e le capacità delle persone individuate.
Questa delibera è stato solo un esempio, infatti, ce ne sono tante altre simili in questi anni.
QUELLO CHE SI CONTESTA E' IL METODO ADOTTATO...TUTTI DEVONO AVERE LA POSSIBILITA' DI FAR CONOSCERE LE PROPRIE COMPETENZE E CONFRONTARLE CON GLI ALTRI POSSIBILI CANDIDATI... perchè la norma dà solo la facoltà di assumere persone di fiducia, ma qui a Plagiano di questa facoltà è stato fatto uno scempio.
CE N'EST QU'UN DEBUT.....
I giovani della SINISTRA L'ARCOBALENO.....
lunedì 11 febbraio 2008
VELTRONI, L'UOMO CHE LE AVEVA GIA' STUDIATE TUTTE!
Per chi non l’avesse ancora capito, ci sono le elezioni.
Pronunciate nel loft del Circo Massimo, le parole di Goffredo Bettini hanno sbattuto in faccia agli altri azionisti del Partito democratico la scomoda verità.
Altro che primarie, altro che candidature scelte collegialmente: nel partito comanda lui, Walter Veltroni, detto Walterissimo.
Tutto il resto è noia.
Dunque il Partito democratico sarà a immagine e somiglianza del suo leader.
Le elezioni anticipate sono un’occasione troppo ghiotta.
A cominciare dalle candidature.
L’escamotage per ridimensionare le correnti di Massimo D’Alema, Franco Marini e Romano Prodi, che attraverso Enrico Letta insistevano sulle primarie per selezionare i candidati, è già stato individuato: saranno i segretari regionali, regolarmente eletti appunto attraverso le primarie, a produrre delle proposte di lista, che poi verranno limate a livello centrale.
Liste, insiste Veltroni, che dovranno certificare l’alternanza tra uomini e donne; molto più del rapporto 65-35 proposto anche dal viceleader, Dario Franceschini.
Una novità che da sola porterebbe al rinnovamento di circa un terzo del personale parlamentare del Pd.
Una rivoluzione rosa, anzi rosa shocking.
A pagarne le conseguenze saranno senatori e deputati con tre mandati alle spalle, tranne una trentina di big tra i quali vanno compresi, oltre a D’Alema e Marini, ministre, ex ministre e donne di punta come Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Livia Turco, Barbara Pollastrini.
Non riotterranno la poltrona personaggi come Luciano Violante, Ciriaco De Mita, Anna Serafini, Sergio Mattarella e altri.
Resteranno fuori dalle liste anche molti di quei parlamentari (e sono circa il 75 per cento) alla loro prima o seconda legislatura.
Dalemiani e mariniani, in gran parte.
Sostituiti dall’onda lunga veltroniana.
E già, perché la base organizzativa del programma elettorale democratico è sintetizzabile in un titolo: “Veltroni pigliatutto”.
E non solo nel partito.
Il sindaco di Roma uscente punta anche a liquidare quel che resta della vecchia Unione, a cristallizzare la sua influenza nel sindacato, a imporsi nella società civile, imprenditori compresi.
Pazienza se a spese degli amati-odiati compagni di sempre.
Compagni che sbagliano, per la nuova dottrina veltronista.
Come D’Alema, che insisteva sull’alleanza con la sinistra radicale almeno per il Senato.
Ma Walterissimo lo ha stoppato, e con lui ha stoppato prodiani e mariniani che lo sostenevano.
“A fronte di 18 partiti ci sarà il Pd, che correrà da solo”. Punto.
Il segretario democratico intende usare le elezioni per distruggere i “nanetti” (corresponsabili con le loro intemperanze e i loro diktat del fallimento prodiano), mettendoli di fronte a un dilemma: entrare dentro il Pd ammainando le loro bandiere o misurarsi con le severe soglie di sbarramento del Porcellum per le forze non coalizzate (3 per cento alla Camera e 8 al Senato).
Anzi, contro Bertinotti e compagnia il Partito democratico è pronto a lanciare una campagna di propaganda sul voto utile.
À la guerre comme à la guerre: si spiegherà che dare consenso alla Cosa rossa significherebbe in definitiva rafforzare il centrodestra.
Peraltro, secondo le proiezioni in mano a Bettini, la corsa in solitaria consentirebbe al Pd di conquistare addirittura più parlamentari degli attuali 280.
Più liste non riusciranno a superare gli sbarramenti, meglio sarà per il Pd, che potrà utilizzare anche i loro resti.
Né a Veltroni mancheranno i soldi, finalmente.
Grazie alle elezioni anticipate, i rimborsi elettorali (tra 6 e 8 milioni di euro per le elezioni politiche) finiranno da subito nelle casse del Pd rette dal veltroniano Mauro Agostini.
Se invece la legislatura fosse andata avanti, i rimborsi avrebbero continuato a finire in quelle, ancora funzionanti, della Quercia e della Margherita, poiché il finanziamento “fotografa” per tutta la legislatura il panorama del giorno successivo al voto.
E i rispettivi tesorieri, il rutelliano Luigi Lusi e il dalemiano Ugo Sposetti, si sono rivelati fin qui piuttosto tirchi con Veltroni; soprattutto il secondo, ancora alle prese con i debiti milionari da ripianare del vecchio Pci-Pds-Ds.
Non solo: grazie a una leggina del 2006, anche in caso di scioglimento anticipato della legislatura le forze politiche incassano i rimborsi per l’intero quinquennio.
Per gli ex Ds-Margherita fanno un “regalo” di circa 20 milioni, gran parte dei quali non potrà che essere girata ad Agostini.
Procede, intanto, la campagna acquisti di Walter.
Alla Rai, il punto di riferimento veltroniano più recente è David Sassoli (il prodiano direttore del Tg1 Gianni Riotta è avvisato).
Per il mondo delle imprese è invece Pierluigi Toti.
Non a caso, Veltroni ha annunciato che si dimetterà da sindaco “subito dopo aver approvato il piano regolatore”.
E magari dopo aver controllato lo stato dei lavori della linea C della metropolitana e della Città dello sport in costruzione a Tor Vergata, entrambe affidate al tandem Toti-Caltagirone.
La ricca tornata di nomine pubbliche prevista per il dopo voto consentirà a Veltroni di rinsaldare la presa sul mondo economico.
Anche se al governo ci sarà il centrodestra, l’interlocutore di Palazzo Chigi per la scelta dei nuovi boiardi sarà lui.
Poi c’è il sindacato.
Cisl e Uil, o almeno i loro gruppi dirigenti, sono certamente non ostili al Partito democratico.
La Cgil, invece, sembrava prendesse una rotta ancor più di sinistra.
Ma grazie al lavoro silenzioso del segretario Guglielmo Epifani, uno che sente Veltroni tutti i giorni, le cose hanno preso una piega diversa.
Il sigillo alla fatica veltroniana è la rinuncia di Paolo Nerozzi, potentissimo uomo di tessere e d’apparato, a sostenere la Sinistra democratica di Fabio Mussi e con essa la Cosa Rossa.
A Bertinotti non resta che mezza Fiom, quella dei metalmeccanici di Gianni Rinaldini.
Ma avanza come un carro armato Tito Boeri, inventore del sito Lavoce.info, il più autorevole diffusore di opinioni di politica economica in Italia, spesso controcorrente.
E Veltroni, si sa,ama internet e andare controcorrente.
Un po’ come Prodi.
Il Prof ha scelto di non ricandidarsi.
“Mi dedicherò ai nipoti” ha annunciato.
E però è già pronta per lui la presidenza del Mulino, il think-tank più influente d’Italia.
Poltrona culturale e di prestigio, dalla quale il Prof potrà discettare sulle sorti del Paese in attesa di una rivincita politica e personale, si può star certi, che egli medita.
Approdo futuribile al Quirinale. Veltroni permettendo.
E la storia si ripeterà ancora….come sostengono Brusadelli e Puca.