IL SILENZIO APPARTIENE AI DISONESTI

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Niente più bavagli!

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“Chi tace e piega la testa muore ogni volta che lo fa. Chi parla e cammina a testa alta muore una volta sola”. (Giovanni Falcone)

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martedì 5 agosto 2008

VENDOLA "TROMBATO" DA FERRERO

Il fatto si riferisce ai giorni scorsi e, non avendo la notizia avuto la sufficiente risonanza, abbiamo ritenuto opportuno cogliere l'invito venuto dall'utente BUTTERFLY, che ci ha inviato in email il seguente articolo de "ilSole24ore".:
CHIANCIANO.
Un’immagine su tutte.
Fausto Bertinotti che indossa la sua giacca a righe, prende la borsa di pelle, stringe qualche mano e lascia il Palamontepaschi delle Terme di Chianciano. Sullo sfondo la presidenza chiama, in rigoroso ordine alfabetico, i delegati che in maniera palese annunciano il loro voto per la mozione di Ferrero o di Vendola.
Si chiude così l’era di Fausto e, con lui, chiude i battenti un’idea di Rifondazione Comunista.
Basta cachemire e salotti televisivi. Si cambia.
Neanche Nichi è riuscito nel miracolo.
Ed è quasi un paradosso.
Lui che, sovvertendo tutti i pronostici, è riuscito a strappare la Puglia al centrodestra, è costretto alla resa tra le mura amiche.
Sconfitto dallo «sconosciuto» Paolo Ferrero.
Uno che, senza quel posto da ministro, sarebbe probabilmente rimasto un semplice dirigente del partito.
Ma i voti, come dice qualcuno dei delegati alla fine, non si raccolgono con la televisione.
E alla fine l’ex titolare della Solidarietà sociale è riuscito, non senza difficoltà, a raccogliere attorno alla sua mozione 38 delegati in più del suo avversario (342 a 304) e, alla fine, ha vinto la sfida per la segreteria con appena otto voti di scarto, uno in più del quorum necessario (142 a 134).
Certo, per farlo ha dovuto riunire tutte le minoranze del partito, ma questo è un problema che si risolverà successivamente.
Per ora Ferrero si gode la vittoria e prepara la sua svolta a sinistra.
Una svolta che, guarda caso, si sintetizza in una frase: «Noi vogliamo ripartire dai problemi reali della società e magari con meno apparizioni in tv».
Quando però il neosegretario pronuncia queste parole (ad uso e consumo dei telegiornali che devono andare in onda) Vendola è già in viaggio per la Puglia, troppo lontano per replicare.
In fondo la sua posizione l’ha già spiegata sia alla platea sia a taccuini e telecamere.
«Io considero questo congresso come la fine della storia di Rifondazione comunista come l’ho conosciuta» commenta il governatore pugliese che poi non rinuncia ad attaccare gli avversari accusandoli di «plebeismo», di «arretramento culturale» e di «infantilismo primitivo».
La sua area politica, che da oggi si chiamerà Rifondazione per la sinistra, però, non se ne andrà. Anzi, pur rinunciando a «qualsiasi livello di compromissione nella gestione politica del partito» porterà avanti la battaglia «per capovolgere una linea che non ha il fiato necessario per rifondare il partito nel campo largo delle sinistre».
In fondo Vendola e i suoi hanno pur sempre il 47% di Rifondazione e, assicurano, lo faranno pesare.
Fin da settembre quando organizzeranno la loro prima manifestazione.
Ma oggi non è il giorno di Vendola.
Né di Gennaro Migliore, il quarantenne che Bertinotti avrebbe tanto voluto come suo successore. Né di Franco Giordano il segretario che ha guidato Rifondazione fino al disastro del 13-14 aprile e che oggi, stizzito, attacca: «Con Paolo Ferrero segretario viene meno la condivisione collettiva della sconfitta che non è responsabilità solo mia visto che lui era ministro del governo Prodi che tutti consideriamo come causa del risultato elettorale di aprile».
Adesso è l’ora di Fosco Giannini, Claudio Grassi, Walter De Cesaris, Claudio Bellotti.
Una somma di minoranze ha preso in mano il partito e anche se Vendola sostiene che «da comunista ha imparato a stare con gli sconfitti e ad essere sconfitto», ha ancora una carta nella manica: sperare almeno che Vladimir Luxuria vinca l’Isola dei Famosi.

Ma se una somma di minoranze emerge sui "grandi" (?), questo dato un significato ce l'avrà?

Ci avranno stancato anche loro?


ilsole24ore

venerdì 1 agosto 2008

FUGA DAL PARTITO DEMOCRATICO

L'aveva già annunciato il giornalista Augusto Menzoni e così sta accadendo.
La gratitudine, si sa, non è un sentimento in voga in politica e lo abbiamo visto anche a Palagiano nel caso Ressa con l'assessore Di Pietro.
Capita, per esempio, che l'ex vicepremier del governo Prodi, Francesco Rutelli, subisca una sonante batosta alle elezioni del Comune di Roma.
Capita anche che Walter, sotto schiaffo per la sconfitta alle politiche, non gli faccia neppure un appunto, anzi, accade che per assicurargli una poltrona e un ruolo addirittura lo imponga alla presidenza della commissione parlamentare per il controllo sui servizi segreti.
Come ringrazia Rutelli?
Passa un settimana e l'aiuto avuto dal leader del PD è già acqua passata: contesta la collocazione del PD in Europa nel gruppo del PSE e tenta di riorganizzare la componente dell'ex Margherita.
Insomma, comincia la guerriglia contro Veltroni sul fronte opposto rispetto a quello scelto da Massimo D'Alema.
Addirittura comincia a circolare l'idea di una possibile scissione dei cattolici di fede rutelliana dal PD verso altri lidi.
Magari per proseguire il vecchio sogno di dar vita a un nuovo centro con Pierferdinando Casini.
E' il tradizionale colpo basso contro il leader in difficoltà.
Un classico nella storia dei partiti tradizionali che però in questo caso segnala anche un rischio peggiore: è il sintomo dei limiti di una opposizione di governo che da un momento all'altro potrebbe deflagare.
Per fortuna questo problema a Palagiano non c'è: il PD e la ex Margherita sono uniti (?) e non si sospetta minimamente che la ex Margherita possa fare accordi fuori della grande coalizione, tantomeno col Pierferdinado Casini locale.
No, questo non accadrà mai perchè gli accordi con l'UDC li hanno fatti già da tempo insieme, PD ed ex Margherita insieme-tanto uniti anche in questo-(!)
Ormai esiste solo una certezza: il PD non diventerà mai un partito, ma solo un insieme di gruppi e fondazioni che servono solo a legittimare un gruppo dirigente che ormai ha perso ogni contatto con il suo elettorato.
La nave affonda e, invece di far fronte comune, ognuno pensa a ritagliarsi un futuro. Dentro il PD e fuori.
In poche parole si sta scoprendo che il PD non ha una coscienza collettiva e che è stato solo l'espediente del vecchio gruppo dirigente dell'Ulivo per arginare una sconfitta annunciata.
Dopo il voto e in balia della sconfitta, molti lì dentro pensano di trovare una ciambella di salvataggio.
E dire che alle primarie ci si è spesi tanto per "Tecnologia ed Innovazione".