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Niente più bavagli!

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giovedì 12 marzo 2009

Il Miracolo Berlusca: Ecco, questa sarà la Casa del Padre!


Il premier ha annunciato: "Venerdì faremo il provvedimento sul piano casa che avrà effetti straordinari sull'edilizia".
Ed ha ribadito la contrarietà nei confronti dei "catastrofisti e dei profeti di sciagura", perché, per uscire dalla crisi, "bisogna essere ottimisti.
Con il pessimismo si fa soltanto il male dei cittadini", ha concluso.
Riferendosi al piano per la casa, ha annunciato che "Saranno le singole Regioni che dovranno valutare il provvedimento", ribadendo subito che "non ci saranno rischi di abusi perché tutto quello che si farà è in aderenza e in continuazione di case esistenti, quindi nelle zone che sono previste dal piano regolatore".
Ma che cavolo vuol dire?

Entrando nel dettaglio sul contenuto del provvedimento, Berlusconi ha spiegato che il piano consentirà "a chi ha una casa e che, nel frattempo ha ampliato la famiglia perché i figli si sono sposati e hanno dei nipoti, di aggiungere una stanza, due stanze o due bagni con servizi annessi alla villa esistente"… ripetiamo “alla villa esistente!!!”… parole sue… Dio Santo!

Ma gli italiani sono tutti proprietari di ville?

L’italiano medio abita in una villa?

I giovani, con il lavoro precario, quelli che fanno mutui trentennali (quando riescono ad ottenerli) per acquistare un bilocale, quanto sono lontani dal pensiero ad una villa?

Berlusconi ha spiegato che questo piano "serve per smuovere l'economia e l'edilizia, da sempre ferme e impastoiate da mille burocratismi", sottolineando, ancora una volta, che i rischi di abuso non ci saranno perché tutto ciò che verrà fatto "avrà una vidimazione sotto la responsabilità dei progettisti".
La manovra consente in pratica un aumento della cubatura degli immobili.
Il via libera sarà dato al patrimonio edilizio esistente, sia residenziale che commerciale, con un incremento di circa il 20% della cubatura esistente; nel caso di abbattimento e ricostruzione i valori salgono sino al 30% per edifici obsoleti e se la ricostruzione ed il risanamento "riesce ad inglobare anche l’utilizzo di una ecologia ecosostenibile" la percentuale arriva al 35%.
L'unica nota positiva dunque è che viene favorita la bioedilizia ed il risparmio energetico che, se approvata la normativa, avrà numerosi incentivi.

Ma si poteva investire su questi settori anche senza aprire il varco agli "abusi legalizzati"?

Una liberalizzazione che ha sapore di condono imbrattato dalla volontà di rendere le nostre città vivibili, nel rispetto dell’ambiente e dell’uomo (forse!).
Una norma che abbatterebbe le lungaggini ed i tempi per costruire, giacché la pratica sarà attivabile in casi di urgenza.
Un architetto oppure un ingegnere, su incarico privato, dovrebbe sostituirsi agli attuali uffici comunali di edilizia, dichiarando la necessità dell’intervento e soprattutto l’urgenza.

Ma ci rendiamo conto?

Al diavolo le regole dunque...ognuno di noi, chiamando un tecnico compiaciuto, potrà richiedere aumenti di volume costruito, forma dell'immobile, fare superfetazioni, ecc... l’importante sarà “pagare una buona parcella” al progettista!

In barba alla tutela del paesaggio, in barba ai regolamenti edilizi...
ma Lui è il fautore delle "LIBERTA'", ogni genere di libertà.
Purtroppo la notizia recente è davvero sconfortante!
Come si può parlare con una tale superficialità di un argomento così delicato e proporre norme che chiaramente renderanno gli abusi sul paesaggio una pratica comune e conveniente!
Una legge che, se venerdì sarà approvata, muoverà molto denaro e servirà molto a chi ha soldi sporchi e non sa come investirli, di questi tempi....
E il patrimonio monumentale e storico?
E i centri storici, che ora sono vincolati "ope legis"?
La mattina dell’ 8 marzo scorso si è parlato chiaramente di "deroga" ai Piani Regolatori, poi, nel pomeriggio stesso, come al solito, Berlusconi ha corretto il tiro...secondo una tecnica ormai collaudata, in modo che gli altri preferiscano il male minore.
Si potrà demolire gli edifici, "realizzati prima del 1989" (per il crollo del Muro di Berlino, oppure magari è la data di costruzione di Villa Certosa??), se non sottoposti a uno specifico vincolo di tutela...
Stiamo arrivando alla celebrazione di un vero "Stato mafioso", altro che Libertà...
Qui c'è la libertà del forte e del ricco, cioè di coloro che potranno "comprarsi" un professionista, e magari anche il tecnico o il dirigente comunale che avrà la sub-delega alle autorizzazioni paesaggistiche...

Certo che non ci saranno "abusi": basterà cancellarne il concetto, e gli abusi "scompariranno" d'un soffio. Come sono stati cancellati altri reati.
Compiremo l'ennesimo assassino ai danni del paesaggio italiano, al posto di sostenere le pratiche di "riuso edilizio", di ripensare le periferie urbane, di imporre il restauro conservativo per gli immobili d'epoca (che possono benissimo essere adeguati agli standard di risparmio energetico senza essere demoliti).
Dovremmo scendere tutti in piazza, ma temo che in questo regime televisivo stiamo ancora dormendo...
Che l'idea non sia affatto ottima lo dimostrano le preoccupazioni espresse da architetti e urbanisti di valore, Cervellati per fare solo un nome.
La speculazione è una delle cause per le quali il prezzo delle case in Italia è alto... al confronto di Francia e Germania.
Se si vuole "rilanciare" un settore non si depenna il reato di abuso edilizio, legalizzandolo!
Ripeto:
-il restauro
-il riuso degli edifici
-l'edilizia pubblica
Sarebbero le risposte più adeguate, considerata la crisi.
Invece, per i ceti meno abbienti, le case popolari non servono ed ecco tagliati i fondi per costruirle.
Dunque i benefici a chi verranno?
Legalizziamo gli abusi, vendiamo le proprietà demaniali per finanziare le missioni di pace, secondo il Ministro della Difesa!
Che belle idee!
Spegnere la televisione è una provocazione: in televisione la realtà del nostro Paese va raramente in onda, se non quando è strumentalizzata.
Le mazzette da dare, per ottenere le autorizzazioni in sub-delega, dove non si potrebbe, si dovranno dare...vedrete...
Ma in che Paese viviamo?
Ah già, dimenticavo, in Italia.

Federico Curatola ed Andrea Lezzi.

venerdì 6 marzo 2009

QUARESIMA 2009: "DIGIUNO" DA SMS ED INTERNET.


Si susseguono gli appelli di vescovi e preti ad astenersi da Sms e Internet.
Ma non possono che cadere nel vuoto.
I quotidiani e i settimanali di questi primi giorni di Quaresima, soprattutto quelli laici, danno spazio in maniera impressionante agli appelli di alcuni vescovi perché i fedeli si astengano dall'uso degli Sms, di Internet, degli Ipod, della televisione.
Sono appelli che accompagnano e, in parte, sostituiscono al tradizionale invito cattolico ad astenersi dalle carni, soprattutto il venerdì, che in tempi più recenti era diventato un invito a ridurre il consumo di Tv, invito che non sembra aver raccolto molti consensi negli anni passati.
Non inviare Sms (o per lo meno non inviarne troppi), navigare di meno in Rete, affacciarsi di meno su Facebook e su YouTube?

Per la stampa sembrano inviti curiosi, a metà tra l'esigenza doverosa di risparmiare in tempi di crisi e un impossibile ritorno a un medioevo tecnologico che potrebbe essere facile da rinfacciare alla Chiesa (oltre a tante cose).
Il problema è che ridurre l'invio di Sms o la navigazione in Rete può sembrare soprattutto ai più giovani un inutile e assurdo sacrificio, un isolamento e una scomparsa rispetto a una rete di relazioni, reali e virtuali, che possono significare solo solitudine e noia, o perfino individualismo egoista.
Molti laici, anche lontani dalla Chiesa (per esempio Furio Colombo o Umberto Eco) non disprezzano la funzione educativa di questi appelli: una riduzione sia pure temporanea dell'uso delle tecnolgie comunicative potrebbe favorire il ritorno a prassi antiche quanto indispensabili che rischiano di scomparire e con esse la nostra stessa civiltà, tipo la lettura, la riflessione, l'immaginazione, il silenzio, la comunicazione faccia a faccia.

In fondo, dove non riescono più genitori e insegnanti, perché non affidarsi a vescovi e suore?
Indubbiamente queste preoccupazioni hanno un fondamento reale e l'invito dei vescovi può avere una sua valenza - anche a prescindere dalla fede - nel senso di stabilire una distanza e di evitare una dipendenza da mezzi che devono rimanere tali e mai diventare fini.
Questo però non ha niente a che fare con il digiuno cristianamente inteso, che ha senso infatti solo rispetto a Gesù Cristo: se non si crede in lui, se non si ha voglia di pregarlo, perché privarsi di Sms e iPod, di Facebook e di YouTube?
Verrebbe da suggerire sommessamente a vescovi e preti di occuparsi più di annunciare il Vangelo di Gesù (che è il loro mestiere) piuttosto che predicare digiuni tecnologici.

Il resto verrà da sè.


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